Contemplare la passione (secondo Marco)
Contemplare la passione come modalità di ritiro spirituale, a cura di padre Gian Giacomo Rotelli
I Vangeli – è stato detto – sono i racconti della Passione (che è quindi la parte assolutamente più importante) con l’aggiunta di una lunga introduzione.
La Parola di Dio fatta carne raggiungerà la sua massima espressione quando tacerà, come progressivamente avviene, in particolare nella Passione secondo Marco.
La Passione ci dirà quella che è la passione di Dio per l’uomo
Desiderio di sempre dell’uomo è stato vedere il volto di Dio. Ma secondo l’Antico Testamento vedere il volto di Dio significava morire. Adesso è il contrario: vedere il volto di Gesù morto è vivere.
Il Vangelo è scritto per coloro che, sperimentato il Risorto, non devono dimenticare che questi è il Crocifisso. La morte cioè non è un incidente di passaggio superato, che si possa mettere dietro le spalle, dimenticare. Il cammino alla vita implica costantemente l’assunzione del passaggio attraverso la morte, nelle sue mille modalità. È la legge della Pasqua.
Contemplare la passione nei suoi vari incontri…
Nel Vangelo di Marco la Passione è tutta un susseguirsi di piccoli quadri che descrivono situazioni umane, cioè confronti di persone. I diversi personaggi di questo mondo entrano in confronto diretto con Gesù, vivendo ciascuno il mistero della propria chiamata e della propria presa di posizione verso il Regno.
In qualche modo si verifica la parabola del seminatore: Gesù si presenta come seme che cade in diversi terreni e in ciascuno va incontro a una sorte diversa.
Continua a essere il maestro buono, che insegna come perdere la vita per acquistarla, come prendere la croce quando l’amore lo chiede, come farsi servo di tutti, secondo il programma espresso nei capitoli 9 e 10 dell’evangelista Marco.
Possiamo contemplare questi quadri, uno per uno, considerando in ciascuno il mistero del Regno come seme evangelico che riceve dagli uomini risposte diverse:
Gesù e i capi dei sacerdoti (e il sinedrio)
Gesù e Giuda
Gesù e i discepoli
Gesù e le guardie
Gesù e Pietro
Gesù e Pilato
Gesù e Barabba con la folla
Gesù e i soldati
Gesù e Simone di Cirene
Gesù e i crocifissori
Gesù e i derisori
Gesù e il Padre
Gesù e il centurione
Gesù e le donne presso la croce
Gesù e gli amici
Fino alla morte di Gesù c’è un crescendo di umiliazioni e di sofferenza. C’è qualche parola di Gesù all’inizio e poi il suo silenzio.
Contempliamo il contrasto tra le persone che si agitano, che fanno o dicono una cosa o l’altra, e Gesù che con la sua silenziosa presenza è al centro, dominatore di tutta una situazione convulsa.
Con il suo solo esistere, con il suo solo essere là, Gesù parla, Gesù giudica, ciascuno di noi si giudica.
Queste scene della Passione, una per una, costituiscono elementi fondamentali per la nostra contemplazione, perché sono il contro-veleno quotidiano a quella atmosfera del mondo in cui viviamo.
È nell’attenta contemplazione della passione che si sciolgono i nodi di situazioni difficili a comprendersi e si chiariscono i giudizi su situazioni ambigue.
Confrontato con questo paradigma, ciò che è scoria viene a cadere e rimane invece ciò che evangelicamente, cioè umanamente, vale.
La Passione ha una parte così preponderante nei Vangeli proprio per offrirci un elemento sicuro di discernimento. S. Ignazio, quando nel corso degli Esercizi è giunto il momento di fare l’elezione, invita a chiedere (si può solo chiedere!):
“per assomigliare e imitare (più avanti aggiungerà: ‘e servire di più’) Cristo nostro Signore, voglio e scelgo piuttosto povertà con Cristo povero che ricchezza, piuttosto ignominie con Cristo pieno di esse che onori e desidero più di essere stimato insensato e folle per Cristo, il quale per primo fu ritenuto tale, che saggio e prudente in questo mondo”(167).
L’amore spinge sempre alla conformazione. Per quanto possibile.
Immagine in apertura tratta da “Cattura di Cristo” di Caravaggio.