Vocazione di Pietro (Cammino di Pietro n. 1)
Cammino di Pietro. Prima unità: vocazione di Pietro (Luca 5, 1-5)
Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. A veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Vocazione di Pietro. Analisi del testo
Dopo il racconto dei fatti principali dell’infanzia di Gesù, il Vangelo di Luca passa a narrare la “vita pubblica” del Signore, da quando cioè iniziò a presentarsi come “Messia” fino agli eventi tragici della morte e della Risurrezione.
Nei prime battute della sua azione pubblica abbiamo la scelta dei discepoli. Gesù si rende conto che ha bisogno di collaboratori. Dio che ci ha creato senza di noi non ci salva senza di noi. Nel brano vediamo che Gesù ha addirittura bisogno della barca di Pietro: la sua umanità ha bisogno della nostra umanità. Gesù inizia chiedendo un favore, lui, il Re dei re, chiede un favore, un prestito, ad un umile pescatore.
Dopo aver predicato alla gente la Parola di Dio, Gesù ricambia il “prestito” con il segno della pesca miracolosa. Pietro, reduce da una notte di tentativi falliti, viene convito da Gesù a ritentare di nuovo, sull’autorità della sua persona e della sua parola (“sulla tua Parola getterò la rete”). Il segno prodigioso provoca, con la riconoscenza, una reazione strana nell’animo di Pietro: si accorge di essere peccatore. L’evangelista annota, con le reazioni di stupore e di meraviglia, anche quella del timore. Gesù conclude annunziando a Pietro che da quel giorno in poi sarebbe divenuto pescatore di anime.
Vocazione di Pietro. Domande per l’attualizzazione
Il brano può essere meditato insieme, drammatizzato, condiviso. Le domande possono aiutare a cogliere alcuni passaggi particolarmente importanti e riportarli nella propria vita.
1. Gesù quel giorno ebbe bisogno della barca di Pietro. Ancora oggi ha bisogno del nostro aiuto. Il fatto che Lui abbia bisogno di noi, come ti lascia? Cosa credi ti possa chiedere oggi Gesù? Cosa saresti pronto ad offrirgli?
2. Gesù ammaestra la folla dalla barca di Pietro. Avrà parlato di Dio. Cosa avrà detto? Che tipo di insegnamento avrà usato così da tenere tutti attenti e da entusiasmare la gente, pescatori inclusi, che lo ascoltavano?
3. Dopo una notte di fallimenti, Gesù invita Pietro a calare di nuovo le reti. In questi giorni, come stai (contento, deluso, riuscito, fallito)? Al posto di Pietro, che non sa ancora nulla della persona di Gesù (lo aveva appena ascoltato una volta quel giorno), saresti uscito di nuovo nel mare?
4. Pietro si accorge di essere peccatore. Cosa vuol dire “essere peccatore”? Non lo sapeva già? Come mai una tale reazione?
5. Solo dopo una tale confessione Gesù gli dice che sarebbe divenuto un pescatore di uomini.
Come mai solo dopo questa confessione? Essere pescatori di uomini, per noi, cosa potrebbe significare?
Vocazione di Pietro. Spunti per la preghiera
Barche ormeggiate
Ti ricordi, Gesù, quelle barche ormeggiate sulla sponda del lago?
Sembravano attenderti, dondolandosi tranquille sull’acqua.
Tu fosti puntuale e salisti in una di esse, quella di Simone.
Parlasti alla folla e poi volesti prendere il largo. Fu una pesca favolosa!
Anch’io voglio essere per te come una barca ormeggiata che attende il tuo passaggio per ospitarti quando vuoi “aver bisogno” di me.
Mi chiedi il silenzio, il raccoglimento, l’attesa, l’ascolto della tua voce.
Così entri nella mia vita e mi esorti a lavorare con te, per il tuo Regno.
E’ bello e sempre fruttuoso lavorare insieme!
A volte, tu sei sulla sponda ma la mia barca non c’è, non è disponibile, ha altre cose da fare, sembrano più importanti, e così si perde l’incontro che valeva di più,
perché senza di Te si lavora nel vuoto.
Proprio come gli apostoli in quella notte: non avevano preso nulla, una fatica inutile.
Quella barca ormeggiata è il mio desiderio, la mia attesa di prendere il largo con te
per spaziare nel campo dello Spirito, per cercarne i veri tesori, per inoltrarmi nel mistero di Dio, per crescere nella Fede, per staccarmi da tutto ciò che mi lega alla sponda di visuali più spaziose che m’illuminano sul senso della vita, e m’impedisce la scoperta dei valori più grandi.(da E. Morosi, La tenda del convegno)
Tardi ti amai
Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro a me io fuori. Là ti cercavo. Deforme mi gettavo sulle belle immagini delle tue creature; eri con me, e io non ero con Te.
Mi tenevano lontano da Te le tue creature, inesistenti se non esistessero in Te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità;
balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità;
diffondesti la tua fragranza, e respirai, anelando vedo Te;
gustai, e ho sempre fame e sete;
mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace. Quando mi sarò unito a Te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena, in ogni luogo: sarà vera la mia vita, tutta piena di te.(S. Agostino, Confessioni)