Astensionista mio malgrado…
A volte le contingenze ti portano là dove mai avresti pensato potessero condurti. Per motivi di forza maggiore, mi sono resa conto dell’impossibilità di esprimere il mio diritto-dovere di cittadina attraverso il voto, trovandomi a Milano. Non esiste un’alternativa, come il voto per posta o altro, penalizzando principalmente tanti giovani fuori sede.
Mi trovo quindi, senza volerlo, a far parte della compagine degli astensionisti
Conosciamo le loro ragioni, in parte ineccepibili, non le condividiamo, perché significa non comprendere i segni dei tempi, quanto sia rischioso che il partito del non voto resti tale. I delusi, gli arrabbiati, chiusi nella loro bolla di risentimento, di rabbia e delusione, non si convincono che l’omissione, nei frangenti storici come questo, ha in sé una responsabilità colpevole.
Il mio voto sarebbe stato il frutto di una torsione pragmatica che mi lasciava molti dubbi e problemi di coscienza. Non è bello guardarsi attorno e vedere gente che tradisce i fondamentali, alimenta faide interne, cambia opinione a ogni soffio di vento.
Il rammarico lasciava spazio a una sensazione di liberazione, quasi sollevata dal dover compiere una scelta pesante che metteva a tacere troppe cose! Manca l’umiltà del mea culpa, tutti presi dall’apparire, seguendo il proprio ego narcisistico, mentre si agita lo scalpo del nemico.
Al Sud, nella nostra città non è rimasto nulla
Macerie. Basta guardarsi attorno e se non siamo stati declassati a livello dei Paesi del continente africano, è solo perché tra le macerie ci sono piccoli bagliori di luce.
Uomini e donne che servono il bene comune, con testimonianze splendide, in settori difficili come la sanità, in modo competente e preciso, con la cura e la pulizia dei luoghi abbandonati e resi impraticabili, come scalinate di interesse storico e grazie a tutte le associazioni e gruppi spontanei che nel silenzio ogni giorno si rimboccano le mani per sostituirsi allo scempio e alle omissioni degli amministratori…
In realtà c’è una cosa per cui mi spiace non esserci a Reggio, domenica 25
Mancare alle 10 nella Chiesa degli Ottimati per l’anniversario di un anno da quando padre Vincenzo Sibilio ci ha prematuramente lasciati. Un gesuita che ha speso ogni energia per questa terra. Non indulgo in sentimentalismi e commemorazioni, che lui stesso non apprezzerebbe e uso le sue parole per ricordarlo cosa è stato: uomo tra gli uomini, al servizio dell’uomo, assetato di Dio e alla sua ricerca con il bisogno ardente – e non mio – di comunicarLo.
Vincenzo ha amato questa terra proprio per le sue ferite, il suo essere abbandonata all’ingiustizia, al malaffare e al malgoverno. Ieri e oggi si intrecciano. È incredibile che nello stesso giorno ci siano due appuntamenti su cui riflettere.
Cosa direbbe se fosse qui?
È ancora vivo il ricordo degli anni ‘90, quando aveva raccolto attorno a sé un buon gruppo di persone con cui sognava e preparava una primavera per Reggio. Il miracolo è avvenuto.
Poi… una leucemia ha portato via pure lui, Italo Falcomatà e la città intera l’ha pianto, come si piangono le opportunità irripetibili, anche se di sinistra, era il sindaco di tutti, che parlava e ascoltava i bisogni.
A noi laici della Cvx, Vincenzo ha insegnato un modo diverso di servire, di essere comunità ecclesiale, fuori dalle sacrestie, per le piazze e le strade, cercando nell’ultimo un modo nuovo di incarnare il vangelo. Averlo incontrato ci ha cambiato la vita.
Ancora non sembra possibile che non ci sia.
Ci si chiede: cosa avrebbe detto, Vincenzo, in questo momento? E la risposta non tarda ad arrivare. Non c’è più tempo di perdere tempo! Quante volte ci ha richiamato all’urgenza delle situazioni, delle scelte e delle risposte. Risposte cercate con un serio discernimento… che i gesuiti ti lasciano dentro questo segno.
Stare dove è prioritario trovarsi
Saper rinunciare con la schiena diritta e adesso, io che non posso essere alla messa di Vincenzo, non parlo del voto, ma di molto altro. Ognuno sa, cerchi dentro. Negli ultimi tempi, era tornato in Calabria e ha speso gli ultimi tre anni della sua vita a dare vita.
Ed ecco che le parole, i dubbi, le indecisioni cambiano valenza e colore, si trasformano in altro sentire, impastato di tante cose difficili: memoria grata, restituzione e resistenza. Ormai non si torna indietro, ci ha esortati, può darsi che la nostra Gerusalemme sia Reggio Calabria, può darsi che sarà proprio la vita ordinaria… come andare verso Gerusalemme dietro di Lui? Senza casa e cuscino, senza morti e parenti, senza soldi e il sistemare le proprie cose. È cessato il tempo di perdere tempo, ognuno faccia la sua parte e sia responsabile delle scelte che compie, che significa portare il peso delle conseguenze.
* Cvx di Reggio Calabria