Una risonanza dal Convegno CvxLms 2015
Convegno CvxLms 2015: un incontro nazionale da ricordare
Il Convegno Nazionale CvxLms 2015 lo ricorderemo per il grande dono dell’udienza con Papa Francesco e per l’incontro con la delegazione Mediorientale. Grandi inquadrature cariche di emozioni, che, con il passare dei giorni, lasciano il posto a frammenti del particolare che sedimentano nel profondo. Sono brevi istantanee dell’anima che narrano l’istante, piccola cronaca interiore, frutto dell’esperienza più grande, che si fanno condivisione.
Tutto ha inizio nel pomeriggio di giovedì, quando un personale muro, piano si sgretolava. Ostacoli e contrattempi di ordine pratico, il ritardo nella partenza, l’infernale traffico sul raccordo, la delusione nel ritrovarsi alle ultime file nella Sala Nervi, ma soprattutto il muro-ostacolo più beffardo dell’impossibilità di utilizzare, per mia abitudine e per il mestiere di giornalista, la scrittura quale alleata preziosa, per sintetizzare e memorizzare. Proprio in quella occasione, nemmeno la traccia di una parola del discorso del papa era in mio possesso! Inaspettatamente, nel pomeriggio, grazie al messaggio di un’amica recuperavo frase dopo frase, ogni particolare significativo della mattina. Tutto era ricostruito dentro di me: se era appannato, ritornava con vivezza di particolari. Il muro della delusione per un’aspettativa troppo egocentrica, cedeva. Rileggevo e rivedevo ignazianamente la scena, momento dopo momento, le persone e Francesco, le domande e le risposte, il tono della sua voce, le pause, una dietro l’altra, come perle di una collana…
E come spesso accade, qualche risonanza emergeva, senza che ne cogliessi ancora in pienezza il senso.
Le parole di Papa Francesco all’udienza speciale che ha aperto il Convegno CvxLms 2015
“Anche uscire per andare alla periferia della trascendenza divina nella preghiera.
..tu chiedi al Signore di rimanere aperta alla voce dello Spirito, per andare in quella periferia, poi domani, forse, ti chiederà di andare in un’altra, tu non lo sai….”
Il Papa rispondeva alla prima domanda di Paola sulla difficile speranza da testimoniare alla persona definita “fine-pena-mai”, “Cosa dico a quell’uomo o a quella donna? Proseguiva il Papa:
“…ma forse non dire niente. Prendere la mano, accarezzarlo, piangere con lui, piangere con lei… Così avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Avvicinarsi al cuore che soffre. Ma tante volte noi non possiamo dire niente. Niente. Perché una parola sarebbe un’offesa. Soltanto i gesti. I gesti che fanno vedere l’amore… è quel condividere con l’amore: niente di più. Questo è seminare… che non sia semplice beneficenza, ma converta il nostro cuore. E’ questa inquietudine che ti dà lo Spirito Santo per trovare strade per aiutare, promuovere i fratelli e le sorelle, questo ci unisce a Gesù Cristo. Questo è penitenza, questo è croce. Ma questo è gioia. Una gioia grande, grande, grande che ti dà lo Spirito quando dai quello”.
Ancora l’invito a toccare la carne del povero, del sofferente ritornava a inquietarmi, come alla vigilia di un qualcosa da tanto atteso.
Convegno CvxLms 2015: “Oltre i Muri”… fino in Siria
Venerdì pomeriggio il gruppo di lavoro aveva inizio con il titolo “Soffrire il muro”. Zeina, giovane donna siriana, seduta di fronte a me, ci donava la sua esperienza di sofferenza tutta intera, lei che “non era così prima della guerra”, ma come tutti noi, condivideva le sue lacrime, dono prezioso e opportunità per sentirci fratelli e comprendere qualcosa di più di noi stessi. Attraverso il racconto della sua Siria martoriata da tre anni di bombe e con lo Stato Islamico a poche decine di Km, la guerra, non era più un’astratta conoscenza mediatica, un commento di cui scrivere e anche emozionarti a tratti, ma qualcosa che può accadere davvero a ciascuno di noi. Ci si trova così a estraniarsi dalla propria quotidianità, ridimensionando le nostre piccole vite pacifiche eppure annoiate, senza rischi, ma non prive di tensioni inutili. Tutto diventa molto irrilevante e inconsistente se posto di fronte a chi, non sa se il giorno dopo sarà ancora vivo.
Per il gruppo non è stato difficile scegliere il proprio muro da affrontare e da abbattere: “l’intolleranza”, che genera conflitti e nemici da distruggere, dentro e fuori di noi, dalle meschine guerre di casa nostra, fino a quelle reali e mortali che affliggono da troppo tempo il Medioriente e il resto del mondo.
La mattina di sabato, ciò che già avevo avuto modo di ascoltare, si è rivissuto in assemblea con le testimonianze della delegazione al completo. Anche questa volta Zeina raccontava le luci e le ombre del suo popolo in croce. Le luci erano la presenza di padri gesuiti e di tutto ciò che fanno per i bambini traumatizzati, per la collaborazione con i giovani, ma le ombre, per un attimo, hanno avuto il sopravvento. Mentre padre Olivier traduceva in un discorso sempre più coinvolto e coinvolgente, di colpo s’è arrestato, in un momento di rara intensità, dove nelle lacrime la tensione si scioglievano e nell’abbraccio rinasceva e si saldava la Speranza tutta intera.
Non parlo l’inglese, così nel gruppo potevo comunicare attraverso la traduzione di Laura per comprendere Zeina e dirle quello che pensavo. Ma per invitarla a sedersi accanto durante la messa non occorreva una lingua comune. Sono bastati segni, gesti per dire più di molte parole. Forse per la prima volta nella vita costretta a fare i conti con il limite senza litigarci, assecondavo il capovolgimento di prospettiva. Quanto più era impossibile il linguaggio per comunicare, tanto più si realizzava la comunione più profonda. Accorgendomi del suo pianto, durante la messa, sono stata mossa da qualcosa che mi spingeva ad alzarmi e andare verso di lei.
Le parole del papa, che non ero riuscita a scrivere, si ricomponevano dentro e mi davano la spinta a superare il muro della riservatezza : “non dire niente. Prendi la mano, accarezza, piangi con lei… avere così gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. ..Tante volte noi non possiamo dire niente. Niente. Soltanto i gesti. I gesti che fanno vedere l’amore… è quel condividere con l’amore: niente di più.”
Domenica mattina, dopo esserci scambiate la mail, ben sapendo la difficoltà di qualsiasi successivo contatto, ci siamo salutate in un modo inaspettato, scambiandoci due piccoli oggetti di poco conto, ma preziosissimi doni da portare via in ricordo l’una dell’altra. Non è stato puerile, perché “i gesti fanno sentire l’amore!”. Zeina, mai vista prima, entrata nella mia vita e nella vita di molti altri interpellandoci e segnandoci profondamente, ora è in Siria, dove è arduo vivere la speranza. Eppure , senza nemmeno dirmi una parola, e senza poterglielo raccontare, mi ha donato qualcosa di cui le sono grata per sempre. Maestra silenziosa di preghiera, accanto a me, mi ha aiutato a recuperare la profondità della relazione con il Signore Gesù, un po’ smarrita lungo i sentieri sconnessi del mio andare.
[di Ida Nucera]