24 Novembre 2024
Sinodo

Sentire cum ecclesia (da relazione Cvx-Lms Sinodo famiglia)

1. SENTIRE CUM ECCLESIA

Assumiamo il sentire cum ecclesia, che connota in profondità la spiritualità ignaziana, come punto di partenza del lavoro della Cvx italiana. Tale asserto è, di fatto, il motore che ha mosso le nostre comunità a mettersi in cammino insieme, con uno spirito autenticamente sinodale in sintonia col Santo Padre (che – non lo dimentichiamo – è un gesuita DOC).

Papa Francesco ha assegnato al tema della famiglia un primato, sia teologico che pastorale, rispetto ad altri argomenti anch’essi importanti, in quanto esso appare uno snodo fondamentale, in vista di un rinnovamento pastorale profondo della Chiesa e, al tempo stesso, per offrire un contributo preciso a una società in ginocchio a causa della crisi culturale, politica ed economica.

La Cvx italiana ha colto l’intenzione del Pontefice, che è quella di creare un interscambio fecondo tra il tema dell’evangelizzazione e quello della famiglia, in quanto fra essi esiste un nesso intrinseco, per nulla artificioso e/o forzato in alcun modo, già espresso nella Evangelii nuntiandi di Paolo VI e nella Familiaris consortio di Giovanni Paolo II.

Sentire cum ecclesia: non c’è Chiesa senza la famiglia come soggetto privilegiato e primo destinatario

Non ci può essere Chiesa senza una missione che assuma la famiglia come soggetto e come destinataria privilegiata. Non si dimentichi che nelle prime comunità cristiane ci si riuniva presso le case delle famiglie e così si andava formando la ecclesía domestica, convocando a grappoli famiglie in ascolto e in ricerca. Si può dire che essa presenti oggi le caratteristiche di un vero e proprio segno dei tempi in quanto si percepisce che lo Spirito Santo stia interpellando la Chiesa e la società a prendersi cura della cellula fondamentale della vita ecclesiale e sociale, ma anche a rilanciare la sua funzione profetica in un momento storico in cui essa stessa sembra liquefarsi e perdere il suo ruolo centrale di soggetto storico a pieno titolo. Ad essa, piuttosto, bisogna rivolgersi per cogliere molte delle sfide che il nostro tempo presenta e per guardare al futuro con speranza.

Non ci può essere, oggi come allora, un’azione evangelizzatrice che non sia ecclesiale e missionaria in senso proprio e che non abbia come dinamica di incontro e di comunicazione uno stile di famiglia, che si allarga ad altre famiglie a macchia d’olio. La famiglia, dunque, è soggetto, oggetto e destinataria dell’annuncio.

Papa Francesco ha voluto fortemente che i temi di evangelizzazione e famiglia fossero inclusi in un cammino comune, anche in forza di quella certezza secondo cui nelle famiglie, più e meglio che in altre realtà comunitarie, coesistono le diverse generazioni e dunque la famiglia risulta essere uno dei luoghi privilegiati per la trasmissione della fede, il cui dinamismo oggi risulta così difficile e complesso e, comunque, non scontato come nelle epoche passate.

Sentire… alla luce della Parola

La Cvx italiana, dunque, esercitando con consapevolezza il sentire cum ecclesia, ha sensibilizzato i membri di tutte le comunità ad affrontare le problematiche attinenti la famiglia nella cornice disegnata dal Papa nella Evangelii gaudium, illuminando la dimensione esistenziale con la lettura della Parola di Dio.

Quella dell’educazione all’affettività e della sessualità, con un’attenzione particolare alla morale coniugale, appare oggi l’anello debole dell’azione formativa da parte della Chiesa, anche nelle sue articolazioni aggregative quali le Cvx. Alcune problematiche sono proposte ai fidanzati che chiedono il sacramento del matrimonio, quasi esclusivamente, alla vigilia della celebrazione sacramentale delle nozze. In ogni caso esse vengono presentate, per lo più, in una cornice quasi esclusivamente di stampo morale o, quel che è peggio, moralistico.

Si può dire che la lezione antropologico-relazionale, a partire dal fondamento teologico-trinitario, elaborata da Giovanni Paolo II con notevole spessore ermeneutico-biblico, non è stata, di fatto, ancora del tutto recepita e ripresentata adeguatamente al popolo cristiano. È rimasta, per lo più, come materiale di studio specialmente per quanti fanno il percorso del Master in “Scienze del matrimonio e della famiglia” dell’Istituto Giovanni Paolo II. Purtroppo si registra che, specie in questo campo, ancora risulta ampia la distanza tra la dottrina e la prassi pastorale, con tutti i “buchi” formativi che noi adulti rinveniamo nei giovani, anche in quelli che da anni frequentano i nostri gruppi.

Al Sinodo sulla famiglia è stata sottolineata la necessità di coniugare prassi e dottrina, se si vogliono evitare pericolose derive di relativismo etico da parte di chi spesso vive etsi Deus non daretur. Sarebbe auspicabile un confronto continuato su tali problematiche tra le associazioni e i movimenti, rappresentati nella Consulta nazionale delle aggregazioni laicali, specie con quelle il cui carisma investe propriamente la spiritualità delle coppie in quanto tali.

 

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