24 Novembre 2024
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La Bibbia oltre le distorsioni, intervista a Kjeld Renato Lings

A CURA DI ALESSANDRA PERRICONE

Ricordo ancora il trasporto con cui, a un corso di Esercizi Spirituali di qualche anno fa, il padre gesuita che li guidava mise in guardia noi esercitanti dall’uso di vecchie edizioni della Bibbia, evidentemente non rivedute e corrette alla luce di nuove, e più coerenti, traduzioni.

Renato LingsLe sue parole mi sono tornate in mente incontrando nei giorni scorsi Renato Lings, biblista e traduttore danese venuto in Sicilia e in Calabria per presentare il suo nuovo libro “Amori biblici censurati”, una rassegna di brani della Bibbia di cui, deliberatamente o meno, e allo scopo di condannare vari comportamenti sessuali, la tradizione cristiana ha spesso proposto interpretazioni infondate.

La sua storia personale e le competenze professionali acquisite nel tempo fanno dell’autore una figura credibile che ha sicuramente il merito di scardinare in noi qualche atavica certezza e aprirci a quella relazione collaborativa con il testo che dovrebbe caratterizzare ogni lettura. In questo caso, certo, si tratta della Bibbia, testo sacro ma non per questo intoccabile, se consideriamo i recenti aggiustamenti operati dal Papa ad alcune tra le più note preghiere contenute nelle Scritture.

Forse lasciarsi interrogare dalle evidenze scientifiche di Amori biblici censurati di Renato Lings è soprattutto un atto di umiltà, un riconoscere cioè che la Parola ci raggiunge dopo secoli di tradizione e che, se vogliamo incarnarla davvero, abbiamo bisogno di farla nostra attraverso interpreti dell’originale. Altrimenti rischiamo le derive intimistiche o ideologiche da cui è Gesù in persona a metterci in guardia.

Cosa nel tuo background ti ha portato a impegnarti in un’impresa così precisa e coraggiosa?

Nel 1966, all’età di 21 anni, quando lottavo a tal punto con il mio orientamento sessuale da attraversare periodi di depressione, sentii dire a un famoso teologo danese che alla base della distruzione di Sodoma e Gomorra (nella foto di apertura l’omonimo quadro di John Martin) c’era l’“omosessualità”. Quelle parole ebbero su di me un impatto fortissimo tanto che, nello stesso anno, decisi di scoprire la verità su Sodoma e Gomorra iscrivendomi alla Facoltà di Teologia di una nota università della Danimarca, dove vivevo dalla nascita.

Ma l’ambiente accademico si rivelò non proprio stimolante e decisamente troppo noioso per il mio temperamento; perciò, cambiai settore optando per un Master in Spagnolo seguito da una laurea in traduzione e interpretazione. Quello fu poi il mio ambito professionale per molti anni. Nel 2002 tornai però alla teologia con una tesi di dottorato sul testo ebraico dei capitoli 18 e 19 della Genesi, la vicenda di Sodoma e Gomorra. Ero all’Università di Exeter, nel Regno Unito, e mi ci vollero quattro anni per completare la mia ricerca, dal titolo Recuperare Sodoma: verso un approccio non-sessuale. Fu un’esperienza liberatoria, oltre che un perfetto antidepressivo: mi sentii avvolto da una carica tale di energia che decisi di condividere il mio lavoro con un pubblico più ampio. A oggi ho pubblicato sei libri in quattro lingue su amore, genere e sessualità nella Bibbia.

Copertina libro Amori biblici censurati di Renato LingsNella tua introduzione scrivi che “questo libro è indirizzato a un pubblico variegato”. Questo significa che anche un credente senza una specifica formazione teologica può apprezzarne il valore fino ad assorbirlo nella propria concezione di fede?

Ne sono assolutamente convinto. Il che, peraltro, non esclude che anche molti agnostici possano ritrovarsi nel contenuto del libro. La formazione teologica può aiutare a comprenderne alcune parti ma non è una condizione necessaria. Ciò che realmente serve è piuttosto la disponibilità a lasciarsi avvolgere dai misteri, dagli enigmi, dalle complessità e dalla bellezza della Bibbia. Anche un non credente può benissimo accostarsi a questa lettura con un approccio letterario.

Ma perché noi cristiani dovremmo mettere in dubbio narrazioni delle Scritture che costituiscono il nostro impianto di fede “da sempre”?

Pagine di libro abstractMa io non metto in dubbio le narrazioni delle Scritture in quanto tali. Anzi, sono molto umane, spesso profonde e, francamente, le trovo affascinanti. Tuttavia, ogni testo ha bisogno di interpreti, così come ogni testo ha un contesto proprio.

Umberto Eco diceva che il testo in sé è una macchina pigra che dialoga con altri testi. E, da professionista del settore e studioso della Bibbia, devo dire che mi ha molto sorpreso vedere errori di traduzione in testi biblici da più parti dati per scontati. Qui il maggiore ostacolo è rappresentato dalla tradizione della Chiesa che di fatto ci impedisce di avere accesso al messaggio in lingua originale (ebraico o greco) producendo perfino una visione distorta delle Scritture.

In effetti, Papa Francesco ha più volte sottolineato che la realtà è superiore all’idea – un modo per chiedere a noi cristiani di rivedere la nostra tradizionale tendenza a scivolare nell’ideologia per sostituirla con la fiduciosa accoglienza di approcci diversi alla fede. Possiamo dire che il tuo saggio va in questa stessa direzione?

Direi proprio di sì. Anche se ho avuto una formazione protestante, ho imparato molto dai testi di grandi autori cattolici, ebrei e non solo. La realtà della Bibbia va ben oltre tutti i nostri limiti di studiosi messi insieme.

Sei nato da una famiglia molto impegnata nella Chiesa luterana. In che misura la fede che ti è stata tramandata ha influito su questa specifica scelta professionale?

Difficile da dire. I miei genitori erano Luterani praticanti e impegnati e certamente mi hanno tramandato la loro fede. Eppure, non mi sono mai sentito a mio agio con quella religione così dogmatica nello stile e nel linguaggio. Capii che volevo altro già da adolescente e a 23 anni diventai quacchero. In quel contesto mi sono sentito libero di esplorare la mia fede e di accostarmi alla comprensione delle Scritture da prospettive nuove. Di recente, ho tratto altri spunti significativi dalle scienze umane, in particolare storia, linguistica, antropologia e sessuologia, tutte presenti nel mio lavoro sulla Bibbia.

In chiusura ti chiedo: Se dovessi dare ai credenti che si apprestano a leggere il tuo libro una sola ragione per cui credere all’affidabilità di ciò che scrivi quale daresti?

Forse il modo migliore di affrontare la Bibbia è evitare di leggerla in un’unica traduzione. Se davvero la si vuol capire, è dunque bene avere sempre sotto mano più traduzioni per poterle confrontare. E se non si conosce la lingua originale (ebraico e/o greco), il mio libro può essere inteso come un’utile finestra sulle Scritture. Vengono infatti confrontati i testi originali con quelli delle versioni moderne e i problemi di traduzione, o di come alcuni passaggi siano probabilmente stati compresi nel passato, vengono discussi e documentati.

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