24 Novembre 2024
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Il profumo dello Shabbat

Pensieri ad alta voce | Rubrica di Cristiani nel Mondo

DI MASSIMO GNEZDA
Il titolare di un ristorante kosher del ghetto di Roma, preparandoci il tavolo, si è scusato per il ritardo dell’apertura serale del locale, ma era necessario che il sole tramontasse, che terminasse lo Shabbat. Tenendo in mano un rametto di rosmarino ci ha tenuto a precisare che, secondo la tradizione, un fedele ebreo non solo era tenuto ai precetti del sabato, ma anche a mantenerne il ricordo durante la settimana lavorativa, a ricordarne la bellezza e il profumo…

L’episodio mi ha fatto ricordare una profonda riflessione di Eric Fromm sul rituale del sabato in cui fra l’altro osserva:

“Il sabato simbolizza uno stato di completa armonia fra uomo e natura e fra uomo e uomo. Non lavorando – cioè non partecipando al processo della trasformazione naturale e sociale – l’uomo è libero dalle catene della natura e dalle catene del tempo, sebbene soltanto un giorno alla settimana”.

Il sabato è la memoria della creazione e del giorno “prima della caduta di Adamo”, pertanto è molto di più di un semplice giorno di riposo.

“Il riposo esprime l’idea – osserva ancora Fromm – che, per quanto grande sia la creazione, creazione ancor più grande e conclusiva è la pace. Il lavoro di Dio è un atto di condiscendenza. Egli deve riposare non perché è stanco, ma perché è libero e pienamente Dio soltanto quando ha cessato di lavorare.

Così l’uomo è pienamente uomo soltanto quando non lavora, quando è in pace con la natura e con i suoi simili; ciò spiega perché il comandamento del sabato è una volta motivato dal riposo di Dio e un’altra dalla liberazione dall’Egitto. Entrambi hanno lo stesso significato e s’interpretano a vicenda: il riposo è libertà”.

Una concezione messianica della festa che, immagino, dovrebbe appartenere anche a noi che celebriamo dopo il sabato il giorno del Signore

Ghetto ebraico Roma

E dovremmo chiederci se, come l’amico del ristorante kosher, siamo in grado di comunicarlo agli altri. Ma ancora, al di là delle convinzioni religiose di ognuno, mi chiedo se una rivalutazione di una concezione meno materialistica e frenetica del lavoro e della festa non debba essere una questione che riguarda tutta la nostra società, il nostro modo di concepire la vita e il suo significato più profondo.

Shabbat shalom.

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