Mafia, una pandemia da sconfiggere
Rosario Livatino, il giudice ucciso a soli 38 anni dalla mafia ad Agrigento, il 21 settembre 1990, sarà beato “in odium fidei” il prossimo 9 maggio. Una data non casuale, ma di ricorrenza della visita in Sicilia, nel 1993, di Giovanni Paolo II e dell’anatema che lanciò ai mafiosi, nella Valle dei Templi.
La nostra Comunità nazionale negli ultimi anni non ha mai ignorato il problema della presenza delle mafie nel nostro paese. Ricordo ad Assisi, nel 2014, durante il nostro Convegno nazionale, gli interventi del magistrato Giovanni Conzo, dell’allora procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e di Sergio Costa, generale del Corpo Forestale dello Stato.
Una tavola rotonda intensa a ricordarci le nuove strategie della criminalità organizzata, della sua capacità di agire su nuovi fronti, in Italia e in Europa, quali quelli della gestione dei rifiuti tossici e altro ancora…
E ricordo a Gambarie, durante il Convegno del 2016, padre Giovanni Ladiana, ispiratore e animatore di “Reggio non tace”, movimento per promuovere la formazione di una coscienza civile in contrasto alla ‘ndrangheta, che — ci ricordava — ricicla decine di miliardi di euro all’anno nell’economia pubblica e privata del nostro paese.
Al Convegno di Torino del 2018, invece, l’incontro con don Ciotti, fondatore di “Libera”, sotto scorta per il suo impegno sul versante della legalità contro le mafie. E ancora potrei ricordare il dibattito acceso, forse inaspettato, a Padova, sulla “Terra dei Fuochi”, sempre con Sergio Costa, nel ruolo questa volta di ministro dell’ambiente.
Interventi e testimonianze che ci ricordano di un’altra situazione pandemica grave del nostro paese, ricordata anche dal presidente Draghi durante il suo intervento di replica alla Camera.
Il Recovery Fund, è stato ricordato, inoltre, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, dovrà essere utilizzato evitando ogni forma di infiltrazione criminale e di corruzione. Su queste strategie non possiamo che concordare.
Questo impegno di lotta alle mafie, alla corruzione e alla collusione, però, non può trovare una soluzione duratura — perché la lotta non basta, bisogna pianificare la sconfitta definitiva dei sistemi criminali che incrinano ogni prospettiva di crescita e di sviluppo — se non usciremo da questa crisi d’identità e di rappresentanza della politica. Per vincere anche questa pandemia, superata l’attuale emergenza, c’è bisogno di programmi politici (fondamentali per recuperare in credibilità..), che rimettano al primo posto la lotta alla mafie per un’affermazione vincente della legalità. C’è bisogno di governi di legislatura che, senza ambiguità, perseguano precisi obiettivi di liberazione dalle morse che attanagliano interi territori del nostro paese. C’è una vecchia pandemia da sconfiggere. Società civile e un rinnovato impegno politico possono riuscirci.