24 Novembre 2024
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Cattolici in Italia nel 2020: noi Cvx, nella Chiesa per esserci

EDITORIALE A CURA DI ROMOLO GUASCO

Come stanno i cattolici in Italia nel 2020 e come va la nostra vita di fede? Non così bene secondo una recente indagine nazionale del sociologo Franco Garelli (Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio, Il Mulino, 2020).

Cattolici in Italia nel 2020: l’80% della popolazione non si riconosce in alcuna fede e un terzo degli italiani afferma che Dio non esiste.

Il 22% dice di partecipare alla messa settimanale e il 57% si sposa in Chiesa (negli anni ’90 era l’83%). Interessante leggere di una larga percentuale di «cattolici culturali» (43% della popolazione) ossia di persone che aderiscono al cattolicesimo come «deposito di tradizioni e valori». Sette italiani su dieci sono favorevoli al crocefisso nei luoghi pubblici. Si registra poi che più del 30% crede di aver ricevuto una grazia o un miracolo nella sua vita.

Il legame cattolico «si fa più esile, la pratica religiosa manifesta tutta la sua stanchezza», afferma Franco Garelli sul quotidiano La Stampa del 19 agosto 2020.

«In Italia viviamo un’epoca in cui molti si rifugiano in un cattolicesimo di appartenenza educativa o di matrice identitaria… una fede impersonata da credenti sempre più deboli e ‘soli’ dinanzi alle questioni dell’esistenza.”

Le indagini sociali di un certo respiro come questa vanno studiate con la giusta attenzione: non offrono letture certe, ma disegnano i sentimenti popolari e i movimenti sociali in corso.

Ci possono aiutare anche a valutare e indirizzare il nostro servizio: non dobbiamo certo aver paura di essere pochi, di appartenere a una minoranza etica e culturale. Ma dobbiamo aver paura di essere poco credibili e incisivi, perché Gesù era molto credibile e molto incisivo.

Questa considerazione riguarda innanzi tutto la vita di ciascun cristiano, di ciascuno di noi membro delle Cvx, secondo il nostro Impegno, che ci fa essere testimoni nel proprio ambito di vita e chiamati all’apostolato. Ma riguarda anche la vita delle nostre comunità e dell’intera comunità nazionale: la nostra capacità di essere uniti (e l’avvio del Fondo nazionale di solidarietà è un segno di questa unità).

Valorizzare i carismi, rapportarci alla Compagnia di Gesù e alla Chiesa locale e mondiale

Di studiare con vivacità intellettuale le sfide che ci pone la società di oggi, quella del «post–umanesimo». Di scegliere i luoghi (materiali e spirituali) per il servizio e l’apostolato.

Ma che cosa testimoniano le Cvx nella società italiana? Che peso portano a sostegno della vita della Chiesa?

Leggo un percorso forte in atto che, partendo dal carisma degli Esercizi, si è spinto negli ultimi quindici anni verso nuove e importanti frontiere, a partire dai campi missionari e dall’incontro col povero lontano e vicino, volto di Gesù che ci converte. Questa esperienza ci ha portato a esplorare con sincera apertura le domande e le dinamiche dei più giovani, senza costringerli su schemi precostituiti, ma sfidandoli a ritrovare la propria vocazione e chiamata cristiana nel servizio e nella comunione fraterna.

Abbiamo poi assunto la consapevolezza che, nelle vicende politico-sociali, occorra «schierarsi aprioristicamente dalla parte delle vittime». Proprio quello che abbiamo scritto nel comunicato a favore della legge contro l’omotransfobia, parte di un tema su cui sarà importante realizzare momenti d’informazione e discernimento comune.

È quello che facciamo condannando gli scandalosi decreti sicurezza e affermando che, di fronte al tema epocale delle migrazioni, si deve certo discutere e regolamentare secondo la virtù della prudenza, ma prima e subito si deve salvare!

È infine il senso dell’appello Senza anziani non c’è futuro lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio, e che abbiamo sottoscritto, perché anche di fronte al dramma della pandemia non sono accettabili risposte sanitarie che discriminino le persone più anziane e fragili.

Questo è il nostro contributo per un’Italia di «maggiore fede», ritornando al titolo alla ricerca citata all’inizio. E anche così si può rispondere alla radice della domanda esistenziale e alla paura che ci circonda: quella di uomini, credenti o meno, che sono sempre più deboli e soli dinanzi alle questioni dell’esistenza.

Ma per questo dovremo lavorare ancora di più accanto ai nostri Padri Gesuiti, a cui inevitabilmente si rivolge chi è in ricerca sincera e in difficoltà di vita.

Come possiamo aiutare a rendere più accessibili e diffusi gli Esercizi e i percorsi di cura personale? Quali vie prendere per accogliere altre comunità, magari unite solo dal percorso con un Gesuita, e crearne di nuove? Per questo è stato molto importante e speriamo dia frutti il corso, in fase di conclusione, per Guide di comunità. Proviamo anche a rinnovare i nostri più consolidati itinerari spirituali. L’incontro con il Signore e il percorso di preghiera che si fa durante un campo missionario realizzano spesso degli straordinari esercizi spirituali, non in un convento ma nelle luride e puzzolenti stradine di un slum africano.

Poniamoci infine un’ultima domanda: che contributo possiamo offrire alla Chiesa italiana?

Se ne parla poco tra noi e mi sembra di vedere qualche volta un pericoloso, forse anche snobistico, senso di estraneità. Invece siamo tutti figli della Chiesa, lei dobbiamo servire e di lei dobbiamo preoccuparci. Non nascondo una certa delusione nelle prime riunioni cui ho partecipato in Cei tra i rappresentanti dell’associazionismo cattolico. Una narrazione spesso autoreferenziale, che non riesce ad aprire un confronto sui temi più urgenti di carattere sociale e pastorale.

Il mondo cattolico italiano è diviso su troppi argomenti? Abbia il coraggio di aprire un confronto libero, senza clericalismo, ma accompagnato dai suoi pastori e liberato da quanti ci usano per finalità ideologiche o banalmente elettorali. Forse è giunto il tempo di un Sinodo della Chiesa Italiana, che colga i doni dello Spirito Santo e li traduca in documenti che traccino cammini operativi per tutti.

Sul tema Sinodo e laici nella Chiesa vedi:
Padre Bartolomeo Sorge, Un “probabile sinodo” della chiesa Italiana? Dal I Convegno ecclesiale del 1976 a oggi, in «La Civiltà Cattolica» 2019, Quaderno 4062;
Gianfranco Brunelli, Il tempo di un sinodo nazionale, in «Il Regno», Attualità 4/2019;
Giorgio Campanini, Quale voce per i laici nella Chiesa?, in «Aggiornamenti Sociali», maggio 2012;
Bernard Sesboue, Non abbiate paura!, Queriniana 2019.

2 pensieri riguardo “Cattolici in Italia nel 2020: noi Cvx, nella Chiesa per esserci

  • Stefano Gabbuti

    Grazie presidente, è un’ ottima traduzione del ” farsi lievito” per la nostra amata associazione in questi tempi difficili. Ora, con l’aiuto di Dio e ciascuno con i propri carismi, dobbiamo riprendere insieme la Via, con nuove attenzioni e rinnovata consapevolezza.

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    • Grazie per questo gradito messaggio di incoraggiamento.

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